IL VIAGGIO

Papa Francesco a Verona, in 32mila allo stadio Bentegodi per la Messa

Il Pontefice ai preti: "Non trasformate i confessionali in sale di tortura"

Il Papa è rientrato a Roma

Papa Francesco è rientrato in Vaticano dalla sua visita pastorale a Verona. L'elicottero con a bordo il Pontefice, proveniente dalla città scaligera, è atterrato all'eliporto della Città del Vaticano.

Papa Francesco è ripartito in elicottero

Papa Francesco è ripartito in elicottero da Verona al termine della visita pastorale alla diocesi e della partecipazione all'Arena di Pace. Terminata la messa allo stadio Bentegodi, il Pontefice è stato accompagnato all'antistadio dove lo attendeva il velivolo, salutato dalla folla che ha applaudito il corteo papale fino alla fine.

Il vescovo di Verona: «Il Papa ci insegna che la pace si fa strada dal basso»

«Un proverbio popolare dice che 'non c'è sabato senza sole, non c'è donna senza amore'. In effetti, oggi è una splendida giornata di sole e comunque sarebbe stata una splendida giornata perché porta a compimento un'attesa e realizza un incontro. La donna non è Giulietta, ma siamo noi: è la chiesa di Verona, convocata dalla Pentecoste, per dirle grazie di essere stato qui oggi a donare la gioia del Vangelo». Sono le parole di ringraziamento rivolte dal vescovo di Verona, monsignor Domenico Pompili, a papa Francesco al termine della messa nello Stadio Bentegodi.

«Sì, grazie per l'Evangelii gaudium che lei non solo ha scritto, ma incarna alla perfezione, con la sua imprevedibilità, sempre spiazzante - ha sottolineato il presule -. Le bambine e i bambini stamattina nell'accoglierla davanti alla piazza di san Zeno hanno invocato 'un cielo senza nuvole', cioè un modo senza guerra. Subito dopo in Arena, Lei ci ha persuasi che la pace è un dono che nasce dall'alto, ma si fa strada dal basso. La sua parola limpida e senza sbavature afferma che la guerra non è un esito inevitabile. Dipende da ciascuno di noi. La guerra, infatti, nasce dalle azioni che compromettono il benessere sociale e l'equità economica, che mettono a dura prova la tenuta democratica, che negano l'ecologia integrale, che impediscono la convivenza e la mobilità dei popoli, che implementano l'industria delle armi».

«Nelle sue Encicliche Laudato sì e Fratelli tutti la pace è la prospettiva unificante del suo pensiero e della sua vita», ha detto ancora Pompili. Per questo, «desideriamo impegnarci ad avviare processi capaci di invertire la rotta ed immaginare un mondo in cui l'amicizia tra le persone e la cooperazione tra i popoli inventino nuove strade per uno sviluppo integrale».

Per la messa paramenti locali e riciclati

Provengono da chiese e laboratori diocesani, e verranno riciclate anche negli edifici sacri, gli arredi e le vesti della Messa che papa Francesco celebra allo stadio Bentegodi di Verona, a termine della sua visita pastorale. Il piviale indossato dal Santo Padre è realizzato dalla sartoria Giorgio Girelli di Bussolengo (Verona), che già nel 2009 aveva fornito i paramenti di Papa Benedetto XVI a Brescia. Le stole rosse donate ai presbiteri concelebranti, invece, sono offerte dalla ditta Airone di Settimo di Pescantina, interamente realizzate in materiale riciclato e con la collaborazione di «Made in Carcere», laboratorio del carcere femminile di Lecce. L'altare, la sede, l'ambone e il portacero pasquale sono della Zanella Marmi di Soave (Verona), e dopo l'evento rimarranno alla Diocesi. La croce astile, donata dall'artigiano Remo Pasquini di Bovolone (Verona), rappresenta il Cristo crocifisso e risorto, ai cui piedi sono posti il mondo e l'Arena di Verona. Il cero pasquale è opera delle monache di clausura Clarisse sacramentine di San Fidenzio (Verona). Il Crocifisso sul palco papale è stato realizzato dall'artista Lao K. nel 1982 per la Chiesa di Cristo Risorto di San Martino Buon Albergo (Verona), e recupera l'iconografia del Cristo Trionfante antica di quindici secoli, traducendola in un linguaggio moderno.

I vignaioli di Soave, invece, hanno donato al Papa alcune bottiglie di Recioto.

Il Papa interroga i fedeli: «Cos'è lo Spirito Santo?»

Il Papa tiene una omelia dialogando coi fedeli, interrogandoli sullo Spirito Santo. «Penso che oggi - dice Bergoglio a braccio - se chiedo cosa sia lo Spirito Santo nelle comunità cristiane non sapranno rispondere». E ricorda che ad una messa con i bambini fece la stessa domanda e i più piccoli, non capendo un termine pronunciato dallo stesso Pontefice, il paraclito, risposero: «Lo Spirito è Il paralitico».

«E’ il protagonista della nostra vita. E’ dentro di noi. Tutti lo abbiamo ricevuto col battesimo. Ma io lo ascolto? O per me non esiste? Oggi celebriamo la festa del giorno in cui è venuto lo Spirito Santo», ricorda Bergoglio nella messa della vigilia di Pentecoste. «Lo Spirito Santo ci dà coraggio. Lo Spirito è quello che ci cambia la vita. Avete capito? - dice il Papa interpellando i fedeli - Tante volte troviamo cristiani come acqua tiepida. Manca loro il coraggio. Avete capito? Ripetiamo: lo Spirito ci dà coraggio. E poi una cosa bella: lo Spirito edifica la Chiesa: siamo tutti differenti ma con un solo cuore. Lo Spirito fa l’armonia». Quindi interpella nuovamente i fedeli: «Insieme ripetiamo: lo Spirito fa l’armonia. Questo è il miracolo di oggi: prendere uomini codardi e farli coraggiosi, uomini di varie culture e fare armonia. Adesso ognuno di noi pensi alla propria vita: tutti abbiamo bisogno di armonia, nella nostra anima. Il contrario di armonia e’ guerra. Quando si lotta uno contro l’altro non si fa armonia. La Vergine Maria ci insegni a ricevere lo Spirito Santo».

Al via messa di Francesco allo stadio Bentegodi

Inizia la messa celebrata da Francesco allo stadio Bentegodi di fronte a 32.000 persone ufficialmente conteggiate. Alle spalle dell’altare campeggia il particolare crocifisso in legno intarsiato, opera dello scultore Lao K, realizzato nel 1982 per la chiesa di San Martino Buon Albergo (Verona). L’opera rivisita e recupera l’iconografia del Cristo Trionfante, antica di quindici secoli.

Papa Francesco è arrivato allo stadio Bentegodi

Papa Francesco è arrivato allo stadio Bentegodi di Verona dove in 31mila tra giovani e adolescenti lo stanno attendendo per la celebrazione della Messa che conclude la sua visita pastorale alla Diocesi scaligera. Prima di giungere allo stadio, proveniente dal carcere di Montorio, il corteo papale ha fatto una sosta fuori programma al palazzo del Vescovado, che ha comportato un ritardo all'inizio della celebrazione di circa mezz'ora. A bordo della 'papamobile' elettrica, il pontefice compie un giro intorno al prato dello stadio, poi sull'altare avrà inizio l'eucaristia.

In visita alla madre anziana del vescovo di Verona

Il Papa, dopo il pranzo alla Casa Circondariale di Montorio, a Verona, si è diretto verso il Vescovado per una breve visita all’anziana madre del vescovo, Domenico Pompili. Lo fa sapere il Vaticano.

Il Bentegodi si riempie per la messa

Si sta riempiendo a vista d’occhio lo stadio Bentegodi di Verona per la messa delle 15 con Francesco. Dopo i 12.500 di stamattina dell’Arena di Pace, allo stadio sono attese trentamila persone. I cancelli sono stati aperti alle 11 ma già di prima mattina erano migliaia i fedeli in attesa di poter entrare. Le operazioni di entrata stanno accelerando perché dalle 14 nessuno potrà più entrare allo stadio per questioni di sicurezza.

Il lavoro dei detenuti a Montorio protagonista della visita del Papa

Non c'è solo il pranzo con detenuti e operatori a segnare l'attenzione di papa Francesco per il mondo del carcere, nella sua tappa alla casa circondariale di Montorio a Verona. Tutta la visita del Pontefice ha visto la valorizzazione anche del lavoro dei carcerati. Il pranzo in carcere è stato curato dai detenuti che, insieme a quattro mastri risottari di Isola della Scala (Verona), hanno preparato un menu a base di risotto e uno spezzatino di manzo, con prodotti locali. Il pane e i prodotti da sono preparate dal forno della Casa circondariale, gestito dalla coop «Panta Rei», con lievito madre creato in carcere nel 2022 e ogni giorno ravvivato da un detenuto. Il servizio in sala è organizzato dai detenuti che frequentano la scuola alberghiera del carcere, costola dell'Istituto alberghiero «Berti» del Chievo. Ma anche gli allestimenti in legno disposti sul palco di «Arena di Pace 2024» sono prodotti nella falegnameria che Reverse Cooperativa Impresa sociale gestisce all'interno del carcere di Verona dal 2016. Tre detenuti hanno realizzato in particolare la poltrona del Pontefice in Arena, le poltroncine laterali, il leggio e le pedane rialzate. Gli allestimenti sono realizzati utilizzando legno proveniente da scarti produttivi e da filiera controllata, e possono essere riutilizzati. Infine, le 30mila particole che verranno utilizzate durante la Messa allo stadio Bentegodi sono state prodotte nel carcere di Castelfranco Emilia (Modena), attraverso un progetto della Cooperativa Giorni Nuovi.

Papa al carcere di Verona per incontro e pranzo con detenuti

Terminato l'incontro sulla giustizia e la pace all'Arena di Verona, Papa Francesco ha raggiunto in auto la Casa Circondariale di Montorio. Qui è accolto dalla direttrice del carcere, Francesca Gioieni, e dal direttore della Polizia penitenziaria, Mario Piramide. Nella Casa Circondariale il Pontefice saluta gli agenti di Polizia penitenziaria, i detenuti, gli operatori, i volontari. Dopo aver pronunciato il suo discorso, Francesco si tratterrà anche a pranzo con i detenuti. apa Francesco è giunto da poco al carcere di Montorio, terza tappa della sua giornata nella città di Verona. Il Pontefice è stato accolto dagli applausi dei detenuti e del personale della casa circondariale. Sul campo sportivo dell'istituto sono stati allestiti i posti a sede ed il palco dal quale Francesco terrà il suo discorso di saluto. 

Il Papa lascia l'Arena

Papa Francesco ha lasciato da poco l'Arena di Verona, dove si è tenuto l'incontro sui temi della pace, davanti a 10mila persone, per dirigersi verso la prossima tappa della sua visita nella città scaligera. Il Pontefice è atteso al carcere veronese di Montorio, dove incontrerà e pranzerà con i detenuti e le detenute. 

"La pace non sarà mai frutto dei muri e delle armi"

La pace non sarà mai frutto della diffidenza, dei muri, delle armi puntate gli uni contro gli altri». Lo ha detto papa Francesco al termine dell'incontro all'Arena di Verona «Arena di Pace. Giustizia e Pace si baceranno» «Dice San Paolo: 'Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato' (Gal 6,7) - ha aggiunto il Pontefice -. Non seminiamo morte, distruzione, paura. Seminiamo speranza! È quello che state facendo anche voi, in questa Arena di Pace. Non smettete. Non scoraggiatevi. Non diventate spettatori della guerra cosiddetta 'inevitabile'. Come diceva il vescovo Tonino Bello: 'In piedi costruttori di pace!'". 

Arena in piedi per il discorso dei familiari delle vittime israeliane e palestinesi

Un grande applauso di tutta l'Arena di Verona, in piedi, e l'abbraccio con Papa Francesco, sul palco, ha salutato il discorso di pace pronunciato poco fa dai due familiari di vittime del conflitto dalla parte israeliana e da quella Palestinese. «Credo non ci sia bisogno di dire niente» ha commentato il Papa.

«Credo che davanti alle sofferenze di questi due fratelli, che è la sofferenza di due popoli, non si può dire nulla - ha detto il Papa -. Loro hanno avuto il coraggio di abbracciarsi. E questo non solo è coraggio, è testimonianza di volere la pace, ma anche è un progetto di futuro, abbracciarsi». Secondo il Pontefice, «ambedue hanno perso i familiari la famiglia si è rotta per questa guerra. A che serve la guerra? Per favore facciamo un piccolo spazio di silenzio, perché non si può parlare troppo di questo, ma sentire, e guardando l'abbraccio di questi due dentro di sé si preghi si e prenda una decisione interiore per fare qualcosa per far finire queste guerre». «Pensiamo ai bambini in questa guerra in tante guerre, quale futuro avranno? - ha aggiunto - Mi vengono in mente i bambini ucraini che vengono a Roma: non sanno sorridere, i bambini nella guerra perdono il sorriso». «Pensiamo ai vecchi che hanno lavorato tutta la vita per portare avanti questi due paesi e penso alla loro sconfitta. Un sconfitta storica, una sconfitta di tutti noi - ha detto ancora -. Preghiamo per la pace e diciamo a questi due fratelli che portino questo desiderio nostro di lavorare per la pace al loro popolo. Grazie». 

"Non avere paura dei conflitti, ma risolverli col dialogo"

«Se c'è vita, se c'è una comunità attiva, se c'è un dinamismo positivo nella società, allora ci sono anche conflitti e tensioni. È un dato di fatto: l'assenza di conflittualità non significa che vi sia la pace, ma che si è smesso di vivere, di pensare, di spendersi per ciò in cui si crede», ha detto papa Francesco nell'incontro sulla giustizia e la pace all'Arena di Verona, rispondendo a una domanda sul tema «La pace va sperimentata» formulata dai rappresentanti del Tavolo Disarmo, Andrea Riccardi della Comunità di Sant'Egidio e Sergio Paronetto di Pax Christi. «Nella nostra vita, nelle nostre realtà, nei nostri territori saremo sempre chiamati a fare i conti con le tensioni e i conflitti», ha avvertito il Pontefice, e «spesso siamo tentati di pensare che la soluzione per uscire dai conflitti e dalle tensioni sia quella della loro rimozione: li ignoro, li nascondo, li marginalizzo».

Ma «l'esito finale di questo modo di vivere i conflitti è quello di accrescere le ingiustizie e generare reazioni di malessere e frustrazione, che possono tradursi anche in gesti violenti». «E questo lo vediamo anche nella politica, nella società: quando nella politica si nascondono i conflitti, questi scoppiano dopo», ha osservato. Secondo il Papa, «un'altra risposta dal fiato corto è quella di cercare di risolvere le tensioni facendo prevalere uno dei poli in gioco, e questo è un suicidio, perché si riduce la pluralità di posizioni a un'unica prospettiva. Ancora una volta si tratta di un vicolo cieco: si cerca l'uniformità invece che l'unità, si ha paura immotivata nei confronti della pluralità, e psicologicamente quella società si suicida». Per Francesco, invece, «il primo passo da fare per vivere in modo sano tensioni e conflitti è riconoscere che fanno parte della nostra vita, sono fisiologici, quando non travalicano la soglia della violenza. Quindi non averne paura». Poi «ricercare in un conflitto le ragioni di ogni parte, quelle emergenti e, se si riesce, anche quelle tenute nascoste, quelle di cui non si è consapevoli appieno». «Questo è possibile attraverso il dialogo, che è fatto di condividere la pluralità. Il difetto delle dittature è di non ammettere la pluralità", ha aggiunto: «Una società dove non ci sono conflitti è una società morta. Una società dove si nascondo i conflitti è una società suicida. Una società dove si prendono i conflitti per mano, è una società di futuro». 

Il Papa: per porre fine alle guerre stare dalla parte dei piccoli

«Per porre fine ad ogni forma di guerra e di violenza bisogna stare a fianco dei piccoli, rispettare la loro dignità, ascoltarli e fare in modo che la loro voce possa farsi sentire senza essere filtrata. Incontrare i piccoli e condividere il loro dolore. E prendere posizione al loro fianco contro le violenze di cui sono vittime, uscendo dalla cultura dell'indifferenza e dalle sue giustificazioni». Lo ha detto papa Francesco nell'incontro all'Arena di Verona sulla giustizia e la pace rispondendo a una domanda dei rappresentanti del Tavolo Migrazioni - Elda Baggio di «Medici senza frontiere» e il brasiliano João Pedro Stédile del Movimento dei senza terra - sul tema «La pace va promossa». "È il Vangelo che ci dice di metterci dalla parte dei piccoli, dei deboli, dei dimenticati - ha ricordato il Pontefice -. È Gesù con il gesto della lavanda dei piedi che sovverte le gerarchie convenzionali. È sempre Lui che chiama i piccoli e gli esclusi e li pone al centro, li invita a stare in mezzo agli altri, li presenta a tutti come testimoni di un cambiamento necessario e possibile. Con le sue azioni Gesù rompe convenzioni e pregiudizi, rende visibili le persone che la società del suo tempo nascondeva o disprezzava, e lo fa senza volersi sostituire a loro, senza strumentalizzarle, senza privarle della loro voce, della loro storia, dei loro vissuti». «Oggi credo che il Premio Nobel che possiamo dare a tanti di noi è il Premio Nobel del Ponzio Pilato, perché siamo maestri nel lavarci le mani», ha puntato il dito papa Bergoglio. «Ecco, questa è la conversione che cambia la nostra vita e il mondo - ha proseguito Francesco -. Una conversione che riguarda tutti noi singolarmente, ma anche come membri delle comunità, dei movimenti, delle realtà associative a cui apparteniamo, e come cittadini. E riguarda anche le istituzioni, che non sono esterne o estranee a questo processo di conversione. Il primo passo è riconoscere che non siamo noi al centro, né le nostre idee e visioni. E poi accettare che il nostro stile di vita inevitabilmente ne sarà toccato e modificato».

ll Papa: l'autorità non sia d'un singolo, è radice delle dittature

«La cultura fortemente marcata dall'individualismo rischia sempre di far sparire la dimensione della comunità, dei legami vitali che ci sostengono e ci fanno avanzare. E questa in termini politici è la radice delle dittature. E inevitabilmente produce delle conseguenze anche sul modo in cui si intende l'autorità. Chi ricopre un ruolo di responsabilità in un'istituzione politica, oppure in un'impresa o in una realtà di impegno sociale, rischia di sentirsi investito del compito di salvare gli altri come se fosse un eroe. Questo avvelena l'autorità. E questa è una delle cause della solitudine che tante persone in posizione di responsabilità confessano di sperimentare, come pure una delle ragioni per cui siamo testimoni di un crescente disimpegno». Lo ha detto papa Francesco nell'incontro all'Arena di Verona sulla giustizia e la pace, rispondendo a una domanda sul tema «La pace va organizzata» rivoltagli dall'afghana Mahbouba Seraj, venuta da Kabul, e da Giulia Venia del gruppo di lavoro sulla democrazia. «Se l'idea che abbiamo del leader è quella di un solitario, al di sopra di tutti gli altri, chiamato a decidere e agire per conto loro e in loro favore, allora stiamo facendo nostra una visione impoverita e impoverente, che finisce per prosciugare le energie creative di chi è leader e per rendere sterile l'insieme della comunità e della società", ha avvertito il Pontefice, secondo cui «nessuno esiste senza gli altri, nessuno può fare tutto da solo». «Allora - ha proseguito - l'autorità di cui abbiamo bisogno è quella che innanzi tutto è in grado di riconoscere i propri punti di forza e i propri limiti, e quindi di capire a chi rivolgersi per avere aiuto e collaborazione. L'autorità è sostanzialmente collaborativa. L'autorità per costruire processi solidi di pace sa infatti valorizzare quanto c'è di buono in ognuno, sa fidarsi, e così permette alle persone di sentirsi a loro volta capaci di dare un contributo significativo». Per il Papa, «questo tipo di autorità favorisce la partecipazione, che spesso si riconosce essere insufficiente sia per quantità che per qualità". Inoltre, secondo Francesco, «una grande sfida oggi è risvegliare nei giovani la passione per la partecipazione. La forza dell'insieme. Bisogna investire sui giovani, sulla loro formazione, per trasmettere il messaggio che la strada per il futuro non può passare solo attraverso l'impegno di un singolo, per quanto animato delle migliori intenzioni e con la preparazione necessaria, ma passa attraverso l'azione di un popolo, il popolo è protagonista, in cui ognuno fa la propria parte, ciascuno in base ai propri compiti e secondo le proprie capacità».

Don Ciotti: "Indispensabili scelte individuali di pace"

E' vietato illudersi, vietato arrendersi. Se tutto dice guerra, le scelte individuali di pace restano possibili e indispensabili». Lo ha detto don Luigi Ciotti, intervenendo a Verona all'incontro «Arena di Pace», cui prende parte anche papa Francesco. «Dobbiamo costruire alleanze - ha proseguito don Ciotti - con chiunque rifiuti la logica della violenza e della sopraffazione, convertire le parole, il lessico della guerra alle esigenze della pace. Combattere per la pace in tutte le sedi possibili, assediare le istituzioni chiamate a renderla possibile, riarmare la diplomazia, restituirle spazio, dignità e strumenti». Don Ciotti ha infine invitato a «disertare le discussioni che vedono la guerra come un male necessario, esprimere il dissenso chiaro verso chi avvalla la logica della violenza per interesse e profitto. L'industria delle armi coperta dai politici che la fomentano. Serve uno scossone morale, affacciarsi oltre il baratro del possibile annientamento della vita», ha concluso.

Il Papa è entrato nell'Arena: in 10mila ad attenderlo

Papa Francesco è arrivato in auto all'Arena di Verona dove stamane, come terzo appuntamento della sua visita nella città veneta, presiede l'incontro «Arena di Pace - Giustizia e Pace si baceranno». Nel corso dell'evento il Pontefice risponde ad alcune domande sul tema, poste da operatori e associazioni. Oltre 10mila persone lo salutano con applausi. L'arrivo del Pontefice ha «interrotto» il discorso che stava svolgendo sul palco don Luigi Ciotti, incentrato sul no alla guerra e alle armi. 

Il Papa ai bambini: "Siate un segno di pace"

«La domanda è come possiamo noi essere segno di pace nel mondo? Voi sappiate che in questo momento il mondo è in guerra. Ci sono tante guerre, sia Ucraina, Terra Santa, nell'Africa, Myanmar, tante, tante guerre. E Gesù predica la guerra o la pace? E noi cosa vogliamo fare la guerra o la pace? Cioè che dobbiamo essere un segno di pace, no? Ma se tu litighi con il compagno o la compagna di scuola, sarai un segno di pace? Non si sente bene. No, dobbiamo essere un segno di pace, condividere sempre bene, ascoltare gli altri, giocare con gli altri, ma non litigare con gli altri. Diciamolo insieme: dobbiamo essere un segno di pace, insieme». Così, rispondendo alle loro domande e formulandone altre a sua volta, papa Francesco si è rivolto ai bambini e ai ragazzi nell'incontro in Piazza San Zeno a Verona, subito dopo quello con il clero nella Basilica omonima. Il Papa, nel suo botta e riposta ha esortato i più giovani anche ad «andare controcorrente»

Detenuti saltano l'incontro in carcere per pausa di essere riconosciuti

Nell'incontro che tra breve Papa Francesco avrà con i detenuti del carcere di Montorio, a Verona, mancheranno numerosi reclusi, uomini e donne, del penitenziario, che hanno espresso il timore di essere riconosciuti nelle immagini delle telecamere di Vatican media, ammesse nella struttura. Lo si apprende da fonti del carcere. Pur rassicurati sul fatto che, eventuali riprese saranno effettuate in campo largo, senza 'stringere' sui volti, diversi detenuti e detenute hanno preferito rimanere nelle loro celle, proprio per il timore - hanno spiegato - di poter essere riconosciuti nei servizi video che andranno in tv.

Il Papa benedice la statua destinata a Gerusalemme

Un'enorme statua in bronzo e acciaio di oltre 10 metri, installata in piazza San Zeno, è stata benedetta da papa Francesco nella sua prima tappa della visita a Verona. La scultura, dal titolo «L'abbraccio», è opera di Roberto Brizzi ed è stata realizzata nella fonderia artistica Bmn Arte di Verona, ideata dallo scultore Alessandro Mutto e realizzata con la collaborazione con lo specialista in bronzi artistici Ivo Adami. Pesa 4,5 tonnellate, con mani e piedi realizzate in bronzo fuso, mentre il corpo e le figure stilizzate sono fatte con l'acciaio. Nelle prossime settimane, la statua sarà smontata e trasportata a Gerusalemme, dove sarà collocata sul tetto del palazzo della Custodia, di fronte al Muro della Città vecchia, con un sistema di illuminazione interna che la renderà particolarmente suggestiva. Il progetto è stato voluto dall'associazione «Una Via Crucis per Gerusalemme» e dalla Custodia di Terra Santa, con il sostegno di mons. Rino Fisichella, di mons. Giorgio Benedetti e il placet del vescovo Domenico Pompili.

Il papa: "Avete pazienza, devo leggere 8 pagine..."

«Avete pazienza? Sono otto pagine», la basilica risponde con un sorriso. Così Papa Francesco rompe il ghiaccio e comincia il suo primo discorso a Verona.

Zaia: "Queste sono pagine di storia"

«Sono pagine di storia alle quali magari non ci rendiamo conto di partecipare. La visita del Santo Padre in un momento nel quale il messaggio di pace che lui porta è attualissimo». Lo ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia, che stamani ha accolto papa Francesco per la visita a Verona. «Il Papa - ha aggiunto Zaia - sta facendo queste visite pastorali con questo messaggio che è importantissimo, in una regione che è l'unica al mondo che nella sua bandiera porta la parola 'pace' per millecento anni di storia. Hemingway diceva che la guerra è il contesto nel quale gli uomini peggiori mandano a morire gli uomini migliori: ecco, cerchiamo di fare in modo che aumenti il 'peso' degli uomini migliori rispetto agli uomini peggiori», ha concluso. 

Il vescovo di Verona: "Conoscerà questa città di cui ha sentito sempre parlare"

Il sentimento è di gioia per questo incontro lungamente atteso tra Verona e Papa Francesco, ma direi anche di speranza per questo incontro all'Arena di Pace, che mette al centro la realtà che oggi sembra perfino censurabile per la mente di molti, e invece è l'attesa che secondo me sta nel cuore di tutti». Lo ha detto il vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili, poco prima di accogliere papa Francesco per la visita alla città scaligera. «Papa Francesco - ha proseguito Pompili - avrà la possibilità di conoscere la città di cui ha sentito parlare tante volte, soprattutto per la musica lirica, di cui è appassionato. Per noi è l'occasione di ritrovare con lui la gioia del Vangelo, di cui è l'interprete più affidabile, e ripeto anche questa causa della pace, oggi così necessaria», ha concluso.

Il presidente della Camera Fontana: "E' importante che si parli di pace"

«Una visita importante e storica. E' soprattutto importante che si parli di pace, bisogna ricordare il valore della pace, il valore della diplomazia in questo particolare momento storico». Lo ha affermato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che stamani ha accolto papa Francesco a Verona. «Mi auguro - ha proseguito Fontana - che questo possa essere un appello che parte dal Papa da qui, da Verona, per tutta l'Italia ma soprattutto per tutto il mondo in questo difficile momento storico».

Il Papa è a San Zeno

Papa Francesco è arrivato in auto alla Basilica di San Zeno, a Verona, dove, come primo appuntamento della sua visita nella città veneta, incontra i sacerdoti, i religiosi e le religiose. Al termine, in Piazza San Zeno, il Pontefice incontrerà i bambini e i ragazzi, prima di trasferirsi all'Arena di Verona per l'incontro «Arena di Pace - Giustizia e Pace si baceranno».

 

Il programma della visita

L’elicottero con a bordo il Papa atterrerà intorno alle 8 a Verona, nel piazzale adiacente lo stadio Bentegodi per poi spostarsi in auto a San Zeno. Qui alle 8.30 incontrerà circa un migliaio di sacerdoti e consacrati all’interno della basilica e si soffermerà davanti alle spoglie del patrono della Chiesa di Verona, che per l’occasione saranno traslate al piano superiore. All’uscita, papa Francesco incontrerà cinquemila bambini e ragazzi che si raduneranno per la festa in piazza San Zeno con i loro genitori e catechisti. Alle 10.15 il Pontefice presiederà «Arena di Pace 2024» sul tema «Giustizia e pace si baceranno», tema che farà da cornice all’interna visita papale, ma che avrà nell’incontro con i movimenti popolari all’interno dell’anfiteatro scaligero un momento di riflessione e approfondimento. Francesco risponderà a domande emerse dai confronti effettuati in questi mesi nei cinque ambiti di lavoro: migrazioni, ecologia integrale e stili di vita, lavoro economia e finanza, diritti e democrazia, disarmo.

Una giornata intensa per Bergoglio che successivamente raggiungerà in auto la Casa Circondariale di Montorio dove terrà un discorso agli agenti di Polizia penitenziaria, ai detenuti, e ai volontari. Seguirà il pranzo con i detenuti. “Credo che le numerose visite in carcere siano per questo Papa uno spazio d’espressione di quell’umanità che troppo spesso diamo per perduta definitivamente e che invece, Francesco ci ricorda, deve avere ancora possibilità”, ha spiegato il vescovo di Verona, Domenico Pompili. Ultimo atto della visita, la concelebrazione eucaristica prefestiva di Pentecoste allo stadio Bentegodi, che inizierà alle 15 e sarà preceduta dalla festa con adolescenti e giovani. Alle 16.45 papa Francesco ripartirà in elicottero alla volta del Vaticano.


Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Maggio 2024, 21:02
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